
IL PONTE
DELLA GENTILEZZA
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IL COPIONE
Il Mondo nel quale vivo non è molto diverso dal tuo. Ci sono montagne imponenti, foreste incantate, animali che schiamazzano, case silenziose, ruscelli giocosi e persone di ogni tipo: alte, basse, viola, gialle, rosse, con la barba lunga o senza, magre e grasse... capelli lunghi o corti. Ma il mio Mondo, a differenza del tuo, è stato diviso in due. Da un lato ci stanno le persone GENTILI e dall’altra gli ALTRI, ovvero le persone INDIFFERENTI, e quelle CATTIVE.
Andare da una parte all’altra, non è possibile se non attraversare il PONTE DELLA GENTILEZZA, come lo chiamiamo noi. Gli ALTRI al ponte non hanno nemmeno dato un nome. Gli ALTRI non danno nomi a niente e a nessuno. Ma il ponte è inagibile, da sempre, ci crescono rovi di ogni genere.
Io, per fortuna, sono nata gentile.
Ogni mattina andando a scuola lungo il fiume mi fermo ad osservare l’altra parte, quella tutta buia e grigia. Mamma e papà mi dicono che non dovrei: dicono che quel Mondo non fa per me. Che quelle persone non sono come lo sono io. Ma ogni mattina è più forte di me. Ci provo veramente, lo giuro! Ma poi rallento fino a fermarmi ad osservare di là dal ponte.
E ogni mattina dall’altra parte c’é lui. Anche lui mi osserva. Ogni mattina. È un bambino come me, che va a scuola come me, alla stessa ora di me, ha gli occhiali come me, ma lui è un’ALTRO. Uno CATTIVO o almeno, un’INDIFFERENTE. Il problema? È che non mi sembra molto CATTIVO, mi sembra forse curioso e forse un po’ triste?
Suona il campanile. Dobbiamo andare. Io mi affretto per la mia strada. Lui per la sua.
Ogni giorno è la stessa cosa. Ci provo veramente, forte, a non fermarmi ma ecco che mi fermo e guardo oltre il ponte e lì c’è lui. Poi suona il campanile e ce ne andiamo.
(ripetuta per 3 volte)
Alla sera non dormo. Osservo il soffitto con le stelle disegnate e penso...
Oggi è un giorno importante. Oggi ho deciso che farò una cosa importantissima. La prima nel libro della gentilezza. E quando sono al ponte, alzo la mano e lo saluto. Gli dico anche “Ciao” ma non penso che mi senta. Il rumore del fiume è troppo forte!
LUI è un’ALTRO, quindi non penso che mi saluterà, ma io sono gentile e quindi lo faccio.
LUI mi guarda. Poi anche lui alza la mano e mi saluta. Penso che mi dica anche qualcosa, ma non lo sento. Suona il campanile. È tempo di andare.
Alla sera a casa, scrivo un qualcosa su un pezzo di carta e lo piego in un aeroplanino.
Il giorno dopo al ponte non lo saluto con la mano. Invece, prendo mira e lancio l’aeroplanino di carta. Che vola e vola e atterra da LUI.
LUI legge il grande “CIAO” sul foglio. Poi mi sorride e sorrido anch’io.
Dal suo zaino LUI tira fuori un blocco di fogli e inizia a scrivere. LUI mi manda un aeroplanino di carta con su scritto un grande “CIAO”, forse più grande del mio!
Anch’io prendo fuori il blocco di fogli e il mio prossimo aereoplanino gli svela il mio nome e che sono contenta di conoscerlo!
E presto nel cielo guizzano aeroplanini di carta. E ogni aeroplanino che vola è una gentilezza.
Il campanile suona ma non lo ascoltiamo. Davide, perché così si chiama il bambino dall’altra parte del fiume, ed io, continuiamo a scriverci e a mandarci aeroplanini. Talmente tanti, che non riusciamo nemmeno a prenderli tutti.
I passanti si fermano e raccolgono gli origami. Leggono i messaggi, sorridono e rilanciano i vascelli nell’aria. E con ogni persona che legge un messaggio dalla parte di Davide, qualcosa cambia. L’oscurità si ritira e sorrisi appaiono fin quando non c’è differenza tra i due mondi.
Davide ed io siamo seduti sul ponte uno accanto all’altro ad osservare il nostro riflesso nelle acque che scorrono sotto di noi.